Carcinoma mammario: nanoparticelle iniettabili con Doxorubicina


INPG-pDOX può rappresentare una speranza per molti pazienti oncologici. INPG sta per injectable nanoparticle generator, ovvero è una matrice per generare nanoparticelle iniettabili; PDOX invece è l’acronimo di Doxorubicina, un potente antitumorale ad ampio spettro.
INPG-pDOX è un potente tecno-farmaco in grado di curare e spesso guarire diverse neoplasie maligne.

L’efficacia degli attuali farmaci antitumorali ha una grossa limitazione; a causa delle modalità di somministrazione ( orale o per iniezione ) e della biologia umana non riescono a raggiungere e penetrare con concentrazioni ottimali la sede del tumore e le sue metastasi.
Per rimediare a questa problematica spesso si ricorre a dosi che superano i limiti terapeutici con tutte le conseguenze fisiologiche del caso.

INPG-pDOX invece bypassa questo limite, permettendo di rilasciare Doxorubicina solo nelle cellule tumorali. Avvicinandosi direttamente al nucleo delle cellule neoplastiche.

La matrice iNPG, costituita da particelle discoidali di dimensioni nanometriche, viene caricata con i farmaci chemioterapici. In particolare viene coniugata la Doxorubicina a una forma enatiomera levogira dell’acido glutammico attraverso un collegamento recidibile e pH-sensibile.

La Doxorubicina agisce legandosi al DNA delle cellule ed impedendo la sintesi degli acidi nucleici e della mitosi provocando deformazioni cellulari che uccidono la cellula.
E’ unfarmaco non fase-specifico ( esercita la propria funzione in maniera costante ) e che presenta anche capacità antibatteriche ed immunosoppressive che lo rendono non-esente da effetti collaterali anche gravi; problematiche che verrebbero in parte risolte grazie alla tecnologia iNPG-pDOX.

Potrebbero, pertanto, essere evitati effetti collaterali a livello cardiaco ( la Doxorubicina ha un’alta affinità con le cellule cardiache ) che spesso richiedono altre cure a discapito della salute generale del paziente.
Quando l’iNPG-pDOX viene iniettato per via endovenosa nel paziente spontaneamente si solubilizza nel plasma e a causa del naturale tropismo ( tendenza ad accumularsi prevalentemente in determinati organi o apparati ) si accumula nelle sedi tumorali dove rilascia il farmaco chemioterapico grazie a un cambio di pH, permettendo così una iniezione in loco in grado di migliorare la risposta positiva del trattamento.

Normalmente circa una parte su mille di un farmaco raggiunge la sede tumorale; questo trattamento potrebbe diminuire i dosaggi di decine di volte, riducendo gli effetti collaterali in maniera esponenziale.

Confrontando iNPG-pDOX con la sola Doxorubicina, in laboratorio, è stata osservata un'alta efficacia nel trattamento del MDA-MB-231 ( sdenocarcinoma mammario con metastasi, triplo negativo e senza una efficace cura ) e nel 4T1 ( altro tipo di carcinoma mammario ) nei topi, con un 30-40% di casi di completa guarigione da metastasi.
Questo può tradursi in 20 anni di maggiore aspettativa di vita per i pazienti oncologici umani.

iNPG-pDOX è in grado di penetrare direttamente all’interno delle metastasi causate dal carcinoma mammario, e diffuse in organi come polmoni e fegato, distruggendole in modo definitivo.

Circa il 50% dei modelli animali raggiunge la completa guarigione, con un equivalente umano di oltre vent’anni di vita senza evidenza di tumore residuo. ( Xagena_2017 )

Fonte: Methodist Research Institute, 2017

Xagena_Medicina_2017