Tumore all'ovaio in fase avanzata: efficacia dell'immunoterapia
I dati presentati in occasione del congresso dell’American Association for Cancer Research ( AACR ), hanno confermato l'efficacia dell’immunoterapia personalizzata in due passaggi, costituita da un vaccino a cellule dendritiche ottenuto dal tumore del paziente, seguito da una terapia cellulare a cellule T, per il trattamento del carcinoma ovarico in stadio avanzato.
I risultati riguardanti le prime 6 pazienti sono già stati pubblicati su OncoImmunology.
Durante il Congresso sono stati presentati i dati relativi alle 31 pazienti studiate finora.
Il trattamento sembra essere efficace in quasi tre quarti di esse. Nel 65% dei casi, infatti, il vaccino ha portato a una stabilizzazione della malattia o a una risposta parziale.
Inoltre, un sottogruppo di 11 pazienti è entrato in una seconda fase dello studio, in cui veniva utilizzata una terapia a cellule T adottive, e il 73% ha presentato un beneficio clinico, cioè la stabilizzazione della malattia o un restringimento del tumore.
La maggior parte delle donne affette da carcinoma all'ovaio in fase avanzata va incontro a recidiva entro 2 anni, con esito fatale a 5 anni.
Per preparare il vaccino, i ricercatori hanno mantenuto vive le cellule tumorali dopo il debulking chirurgico e hanno poi isolato quelle dendritiche mediante aferesi. Hanno quindi esposto queste cellule a un estratto prodotto dal tumore stesso e contenente gli antigeni tumorali.
Dopo questo innesco, ciascun paziente è stato vaccinato con le proprie cellule dendritiche iniettandole nei linfonodi, in concomitanza con una somministrazione endovenosa di Bevacizumab ( Avastin ), un farmaco anti-angiogenesi, per circa 3 mesi.
In 20 pazienti su 31, il vaccino ha prodotto benefici clinici: 17 pazienti hanno avuto una stabilizzazione della malattia e 3 una risposta parziale.
Inoltre, la vaccinazione è risultata ben tollerata e ha indotto risposte tumore-specifiche da parte delle cellule T contro vari antigeni tumorali correlati all'ovaio, e ha prolungato la sopravvivenza libera da progressione in alcune pazienti.
Nelle 11 pazienti che hanno partecipato alla seconda fase dello studio, le cellule T sono state prelevate, stimolate, espanse in laboratorio e poi in larga parte sostituite.
Questo trasferimento ha amplificato la risposta immunitaria antitumorale, perché tali cellule erano già state istruite dal vaccino a cellule dendritiche ad attaccare le cellule tumorali.
Delle donne partecipanti a questa seconda fase, 7 hanno presentato una stabilizzazione della malattia e si è avuta 1 remissione completa.
Lo studio ha dimostrato che è possibile elaborare strategie terapeutiche combinate molto efficienti e complesse, ma fattibili, a partire da una vaccinazione che induce un attacco del sistema immunitario al tumore. ( Xagena_2013 )
Fonte: AACR - American Association for Cancer Research, 2013
Xagena_Medicina_2013